giovedì 6 dicembre 2007

Class action in Italia


Qualche tempo fa abbiamo sentito nei vari Tg nazionali che il nostro parlamento ha approvato una legge che introduce anche nel nostro sistema le cosiddette Class Action. Bene! Ma cosa sono le class action e come dovranno funzionare in Italia? Come al solito i telegiornali hanno proposto un pasticcio bipartisan di opinioni personali e alla fine sfido chiunque a dire di averci capito qualcosa. Anche questa volta dobbiamo affidarci alla rete, quindi per iniziare sentiamo un primo ragguaglio in merito da un giurista di civile.it; più avanti sentiremo anche qualche dibattito e speriamo finalmente di avere le idee chiare!!

1 commento:

  1. Class action di stato e indennizzo diretto all’italiana: due facce della stessa medaglia

    Una lenzuolata sul Ministro Bersani e sulle associazioni dei consumatori del CNCU

    Class Action e Indennizzo Diretto: su questi temi il Ministro Bersani e le associazioni dei consumatori del CNCU, presiedute per legge dal ministro stesso o da un suo delegato, non hanno più alibi per non recitare un mea culpa o per non dimettersi seduta stante per le responsabilità da loro stessi ammesse.

    Infatti il CNCU, pomposamente denominato Consiglio Nazionale Consumatori ed Utenti, organismo creato e voluto dallo stesso Bersani nel 1998, ha contribuito ad far varare un quadro normativo, nel campo della RC auto, che, negli ultimi sei anni:

    ha ridotto la possibilità per le Vittime della Strada che hanno subito lesioni fisiche di ottenere giusti ed equi risarcimenti, tramite l’approvazione di leggi e decreti che ne hanno eroso il valore economico e con il varo di restrittive tabelle medico legali frutto dei lavori di commissioni ministeriali presidiate da fiduciari di Compagnie;
    contribuito a far esplodere gli utili delle compagnie, i cui bilanci (dati ANIA) dal 2000 ad oggi sono passati da una passività di 1,3 miliardi di EURO ad un attivo di 1,3 miliardi di EURO;
    eliminato quella conquista, quella si consumeristica, che consisteva nel diritto delle vittime della strada a farsi assistere gratuitamente da un professionista nella delicata fase stragiudiziale.
    Tutto ciò è avvenuto e avviene in una cornice di mirabolanti pirotecnici aumenti dei premi assicurativi, denunciati dalle stesse associazioni dei consumatori e, recentemente, dall’autorità di controllo, altro “nume tutelare” dell’indennizzo diretto. Ricordiamo inoltre al CNCU e al suo Ministro-Presidente che, grazie alle norme sostenute ed approvate con maggioranze trasversali, si è favorito un vorticoso processo di concentrazione del mercato assicurativo, attualmente dominato da quattro grandi operatori, i quali, comportandosi come razionali attori in un contesto di oligopolio di fatto, hanno puntualmente trasformato i risparmi conseguiti sia dai minori risarcimenti che dallo smantellamento delle controparti professionali, in succulenti profitti, come manna piovuta dal cielo.

    Quale è la punizione che il Ministro pare desideri infliggere alle imprese, che ora minacciano ulteriori aumenti?

    Vuole forse rispolverare il famoso decreto blocca-tariffe del 2000 che, pochi lo ricordano, conteneva un articolo vergognoso e beffardo sul risarcimento del danno alla persona?

    Oppure, nel silenzio assordante del CNCU, vuole accelerare il varo della tabella medico legale ed economica per le lesioni gravi e gravissime che, dagli elementi in nostro possesso, provocherà ulteriori e pesanti decurtazioni dei risarcimenti anche per le Vittime della Strada meritevoli di maggiore tutela?

    Non sarebbe meglio, già in sede di approvazione del bersani ter, eliminare la procedura di indennizzo diretto senza ulteriori tentennamenti? Esistono, su tale materia, articolati progetti di legge.

    Siamo d’altra parte in attesa, con viva preoccupazione, delle conseguenze di questa nuova sceneggiata tra governo, CNCU e imprese che, con cadenza annuale, è sempre stata prodromica di solenni fregature per i danneggiati e gli assicurati da una parte e di intese, concertazioni, accordi di conciliazione, finanziamenti pubblici o class action “di stato” per le Associazioni dei Consumatori dall’altra.

    Di una liberalizzazione c’è un bisogno immediato e consiste nell’eliminazione, possibilmente già in finanziaria, dell’art. 136 del Codice del Consumo che istituisce il Comitato nazionale consumatori ed Utenti, lo fa presiedere da un ministro e addirittura lo colloca in un ministero. Una lenzuolata sulle associazioni dei consumatori del CNCU, di fatto “governative”, alle quali si spera che il legislatore non conceda la possibilità di occuparsi di una class action che corre il rischio di essere influenzata politicamente.

    Ricordiamo che proprio Ralph Nader, padre della Class Action, invitato in Italia a ritirare un premio, ha recentemente dichiarato che le Associazioni dei consumatori non devono essere assolutamente collegate al governo.

    Suggerimento di cui il legislatore dovrebbe assolutamente fare tesoro.

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