sabato 14 marzo 2009

Beppe Grillo - Lettera a un ragazzo del 2009



Di solito non pubblico post di altri blog, ma ho trovato la lettera che Beppe Grillo ha scritto ai suoi lettori veramente bella.

Vorrei aggiungere qualche nota alle sue parole, in quanto credo che i ragazzi del 2009 che sono cresciuti e vivono in città hanno vissuto molto più velocemente il degrado della nostra società, mentre chi come me è cresciuto in un paesino di provincia ha potuto provare, seppur in parte le gioie di cui parla fra le righe Beppe Grillo.

Proprio per questo motivo penso che, il rinnovamento del nostro paese partirà proprio dalla provincia italiana, troppo spesso dimenticata e abbandonata a se stessa, ma che ha ancora il gusto delle piccole cose di cui si parla bene nella decrescita. Spero solo non sia troppo tardi.

"Caro ragazzo, cara ragazza del 2009,
sono un ex ragazzo degli anni ’60, mi chiamo Beppe Grillo, ho sessant’anni. Faccio parte della generazione che ti ha fottuto. Il tuo futuro è senza pensione, senza TFR, senza lavoro. Il tuo presente è nelle mani di vecchi incartapecoriti, imbellettati, finti giovani. Quando ero bambino l’aria e l’acqua erano pulite, il traffico era limitato, la mia famiglia non faceva debiti e tornavo a scuola da solo a piedi. Non c’erano scorte padane e neppure criminali stranieri in libertà. I condannati per mafia non diventavano senatori.

Le stragi di Stato non erano iniziate, Piazza Fontana a Milano era solo un posto in cui passavano i tram. Le imprese erano gestite da imprenditori. E’ strano dirlo ora, ma c’erano persone che investivano il loro denaro per sviluppare le aziende. E manager che vedevano lontano. Enrico Mattei dell’ENI, ucciso in un attentato, Adriano Olivetti, Mondadori, Ferrari, Borghi e cento altri che non ricordo. Intorno alle città c’erano i prati e non i cimiteri di cemento che chiamano unità residenziali. La bottiglia di latte la riportavo al lattaio e non costruivano inceneritori. La televisione era un servizio pubblico in cui lavoravano anche veri giornalisti come Enzo Biagi, e con solo un quarto d’ora di pubblicità al giorno. Quando si parlava si usava il tempo futuro. Il presente e soprattutto il passato erano verbi di complemento. I giardini pubblici erano puliti e sui marciapiedi si camminava senza doversi destreggiare tra le macchine parcheggiate. Le persone erano più gentili, spesso sorridevano. Sul Corriere della Sera scrivevano Montanelli, Buzzati e Pasolini.

I genitori sapevano che i loro figli avrebbero avuto un futuro migliore. Solo dal punto di vista economico, ma questo non potevano prevederlo. I fiumi erano puliti e si poteva fare il bagno nel fine settimana che non si chiamava ancora week end. L’unico problema era rappresentato dagli imprendibili tafani. Le spiagge erano libere e il mare quasi sempre verde azzurro. La P2 era una variabile al quadrato e non ancora l’antistato progettato da Cefis. Gelli non aveva arruolato il novizio Berlusconi con la tessera 1816. L’Italia era una e indivisibile e Bossi studiava alla scuola per corrispondenza Radio Elettra. Si lavorava duro, ma si poteva risparmiare e la pensione era un approdo sicuro. Era un piccolo Eden, ora perduto. Non sapevamo di averlo. Molti lo disprezzavano. Negli ultimi sessant’anni abbiamo avuto uno sviluppo senza progresso. E ora non ci resta neppure lo sviluppo.

Le generazioni che ti hanno preceduto meriterebbero un processo da parte tua, caro ragazzo e cara ragazza. Sono colpevoli di averti rubato il futuro. Loro vivono nel presente con la seconda casa, le pensioni senza base contributiva. Loro ti governano. L’Italia ha la coppia di cariche dello Stato Presidente/Primo ministro più vecchia del mondo. Loro usano la Polizia contro gli studenti e i precari. Loro hanno ucciso la democrazia e le aziende come Tronchetti e Geronzi, i brizzolati di successo.

Caro ragazzo e cara ragazza, non potete più stare a guardare, la vita vi scivola tra le mani. Voi, invece di lasciarla scivolare, trattenetela. Io non sono in grado di dare lezioni a nessuno. Ho fatto troppi sbagli e sono troppo vecchio (anche se non dimostro i miei anni, belin). Ma ho vissuto un tempo più bello, più vero, più colorato, più umano. E so che è possibile anche per voi.
Loro non si arrenderanno mai (ma gli conviene?). Noi neppure.” Beppe Grillo

4 commenti:

  1. Bellissima lettera..purtroppo molto vera anche...la crisi e'totale oramai ed io ho un figlio e quindi sento di piu' il peso di questa cosa perche' non so quale razza di futuro avra'..

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  3. Bella lettera,davvero...io ho 16 anni,e spesso mi chiedo che ne sarà di me in un paese come il nostro oggi...cosa ci resterà da fare???

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  4. Avevo già letto questa lettera e mi aveva colpito, rileggerla mi ha colpito ancora di più. Non sempre condivido il "glillopensiero" ma in questo caso ha tremendamente ragione, c'è bisogno di un cambiamento radicale e non si può pensare che sia la classe politice e imprenditoriale attuale , a farlo.. A costruire il futuro deve essere chi quel futuro lo vivrà , quindi noi e non politici o imprenditori ultra settantenni...A presto

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