sabato 6 giugno 2009

Uomini e caporali



“Uomini e caporali”, scritto dal giornalista Alessandro Leogrande è un viaggio nel Tavoliere delle Puglie, terra di caporalato e di sfruttamento dei moderni “schiavi”.
Molti, come me avranno già sentito parlare di caporalato, ma ben pochi sanno che , nella pratica, si tratta di una vera e propria forma di riduzione in schiavitù.

I nuovi “schiavi” sono africani ma, soprattutto polacchi e rumeni che giungono nelle terre del mezzogiorno con la speranza di una vita migliore, disposti a lavorare duramente nei terreni in cambio di un po' di soldi e di dignità.

Purtroppo la loro speranza si infrange nell'incorntro con i Caporali (spesso loro connazionali) i quali, in pieno accordo con i proprietari terrieri li smistano nell'intera regione.

I nuovi schiavi-braccianti sono costretti a lavorare nella raccolta di pomodori o di altri frutti dall'alba al tramonto, con la promessa (sempre vana) di un compeso da miseria; sono obbligati a vivere in casolari di campagna che diventano veri e propri “campi di lavoro”, ammassati in 20-30 in una stanza, senza acqua né servizi igienici.

Controllati con la violenza e con le armi, molto spesso drogati di anfetamine per farli essere più “produttivi”, queste vittime sono totalmente incapaci di reagire e, chi ci prova viene brutalmente malmenato; molti di loro addirittura “scomparsi nel nulla”.

Ma nel 2005 qualcosa cambia: tre ragazzi polacchi riescono a fuggire dal “campo” e raggiungere l'ambasciata a Bari. Grazie alle loro denunce si apre uno squarcio in questa vergogna, viene fatto il primo blitz della DDA nei casolari del Foggiano e messo su il primo processo con alla sbarra decine di caporali.

Questo evento ha avuto e continua ad avere molta risonanza in Polonia; in Italia invece è passato del tutto inosservato e questo, non tanto agli occhi della gente ma quanto dei nostri Governanti; non si può far finta di niente solo perchè le vittime non sono italiane: occorrorno leggi che prevedano questo fenomeno del caporalato come un reato, occorrono soldi per le Procure, le forze dell'ordine e gli Ispettorati del Lavoro che sul campo, possano fronteggiare il fenomeno, ma sopratutto occorre che noi (e soprattutto i nostri parlamentari) ci indignamo per questo stato di cose perchè, solo indignandoci per qualsiasi sopruso, violenza e ingiustizia, riusciremo a preservare la nostrà dignità e la nostrà libertà e, solo così,uno Stato che dice di essere democratico e liberele, potrà dimostrare di esserlo nei fatti.

Massima Di Paolo

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